A te che mi hai insegnato l’Amare

A te che mi hai insegnato l’Amare

Troppo spesso dimentichiamo di prenderci cura della nostra anima, posticipando la semina di stagione in stagione, fino a quando un giorno la ritroviamo arida, incapace di sopravvivere alla siccità e tanto meno di partorire quei frutti che rendono la vita degna di essere vissuta.
Ognuno ha i suoi modi per obbligarsi a prendersi cura di sé stesso, grazie al tempo e al silenzio, e da tanti anni ormai ho compreso che il mio modo per farlo è scrivere.
Ho deciso, quindi, da quest’anno, di segnare questo percorso, fatto di stagioni, ma soprattutto di volti, dedicando ogni mese del tempo per scrivere dell’amore ad una persona che amo, e così ringraziala per il modo in cui troppe volte, senza neanche accorgersene, mi ha salvato da me stesso.
 
Questo è il mio modo di dirti grazie, perché niente di più prezioso all’inchiostro su questa pagina posso donarti.
A te dedico marzo, il mese in cui la vita ricomincia ancora una volta.

Come parlare dell’Amore a te che per prima di questa parola mi hai fatto dono?

Nascoste tra i tuoi gesti, tra i suoni sussurrati quando ancora non li potevo comprendere, hai seminato le infinite sfumature di questa parola: soltanto adesso, ripensando al passato, riesco a cogliere le implicite lezioni che nel corso degli anni, come i più grandi maestri, mi hai impartito senza che io me ne accorgessi.

E quella parola è ancora lì, nel tocco con cui modellando le mie mani sulle tue ho imparato ad accarezzare.

E quella parola è ancora lì, negli occhi che dai tuoi hanno appreso come trovare la bellezza nelle più piccole cose.

E quella parola è ancora lì, su quel sorriso con cui adesso apro la mia anima al mondo che per la prima volta ho visto specchiato nel tuo volto.

In questi e in innumerevoli altri dettagli hai scritto la parola Amore, insegnandomi di volta in volta a tenere quella penna in mano, per imparare a riconoscere il suo particolare tratto anche laddove l’inchiostro si fa troppo sottile e con la tua calligrafia ho scritto e riscritto quella parola, prima senza accorgermene e poi senza che gli altri se ne accorgessero, apprendendo in prima persona che è nei dettagli che nessuno nota che si realizzano le speranze che riponiamo nell’Amore.

D’altronde, chi non vorrebbe dire “Amore” una volta per tutte e far discendere da quella dichiarazione tutto ciò che in essa viene implicato, lasciando così ricadere ogni responsabilità su quell’unico istante?

Ma Amare non è scegliere l’Amore, bensì scegliere di Amare.

L’Amore si nutre dell’eternità, non del momento, è una premessa che per essere tale deve potersi disattendere, esso non è un fatto, qualcosa che si può constatare una volta per tutte, a partire da un tocco, da una parola, da un momento, ma è un evento che per essere necessita di venire riaffermato ad ogni singolo istante, se così non fosse al calore di un cuore batte si sostituirebbe la freddezza di un meccanismo che viene ripetutamente perpetuato.

Quando diciamo “Ti Amo” stiamo in realtà dicendo “Prometto di Amarti”.

Per questo chi Ama veramente non si limita a dire il proprio Amare, ma si sente in dovere di scriverlo. D’altronde, scrivere “Ti Amo” è scriverlo per sempre, è farsi carico in ogni singolo momento della verità di quelle parole, proprio per il fatto che nulla le potrà mai cancellare. Sarebbe, infatti, assurdo circoscriverle all’istante unico e irripetibile in cui vengono pronunciate, perché il loro senso appartiene a tutti gli altri istanti in cui non vengono dette, in cui quelle parole si fanno carezze, gesti, azioni. Tu più di chiunque altro sai bene che l’Amore nei confronti di un figlio non può essere ridotto al momento in cui viene concepito, alla mera volontà di metterlo al mondo, al contrario l’Amore è l’unico atto di misericordia che disponiamo per espiare quel peccato originale, per sopprimere l’egoismo di quella singola scelta nell’assoluto altruismo di una continua abnegazione di sé stessi. Quando due innamorati scrivono che si amano fanno proprio questo: cercano di espiare la contingenza di qualcosa che loro avvertono come necessario consegnandolo al tempo, promettendo a loro stessi che ovunque e ogni volta leggeranno quelle parole nulla in esse sarà cambiato così come tra loro tutto sarà rimasto lo stesso.

Amare, quindi, non è una scelta, che una volta compiuta è compiuta per sempre, ma è uno scegliere.

“Amare”, così come “scegliere”, è un verbo e in quanto tale necessita di essere declinato da un soggetto, di farsi passato, presente e futuro nella concretezza di una vita.

Per Amare c’è bisogno qualcuno che Ami.

Per questo non si Ama, ma io ti ho Amato, tu mi Ami, noi ci Ameremo.

L’Amore, invece, non è altro che un nome e la sua stessa essenza gli impedisce di esistere al di là del gesto che lo scrive e lo pronuncia.

L’Amore si concede a noi soltanto nella misura in cui noi, in prima persona, Amiamo, ma questo Amare in prima persona può rendere conto soltanto di sé stesso: il tu è sempre al di fuori della sua portata, per arrivare a toccare l’altro c’è bisogno di un movimento analogo ma di verso opposto, che dal tu risale all’io.

Amare, in questo senso, è come specchiarsi su una superficie che non necessariamente ci restituirà la nostra immagine. E tu lo sai bene.

Io ti vedo quando cerchi di specchiarti sulle superfici opache, quando i tuoi gesti cadono nel vuoto e il silenzio risponde alle tue parole, ti vedo quando negli occhi di coloro che più Ami non vedi la donna che per loro vorresti essere, ti vedo quando, nonostante ogni cosa, niente sembra bastare per vedere riflesso un volto e non una maschera, io ti vedo, ti osservo da vicino mentre tutto questo accade e mi domando come l’infinito che porti nello sguardo possa lasciare spazio al nulla che dall’interno lo divora.

Ed è soltanto in me che posso trovare la risposta a queste domande, ritornando sulle mie parole, sui miei gesti, cercando di capire come da punti di contatto possano essersi fatti barriere, come al posto di costruire abbiano potuto distruggere, e percorrendo questa strada che a ritroso porta da un opposto all’altro, ritorno all’instante presente, quello da cui fuggo, quello in cui non so stare, in cui l’Amore che è costantemente riaffermato passa inosservato e viene dato per scontato.

Ma se questo è vero, com’è possibile allora scegliere di Amare?

Com’è possiamo allora evitare che quest’assoluta contingenza non si riduca ad una mera necessità pur avendo questa stessa contingenza nel suo tendere alla necessità il proprio senso?

Come può un fuoco che per così tante notti qualcuno ha scelto di tenere vivo, venire rimpiazzato da una luce artificiale, monotona, sempre uguale a sé stessa, che, una volta accesa, si può soltanto scegliere di spegnere?

È questo che penso quanto ti guardo, quando vi guardo, cercando di sciogliere l’inestricabile contraddizione di cui io stesso sono testimonianza. D’altronde, che cos’è un figlio se non un “Prometto di Amarti” scritto nella carne?

Ciò che con te ho imparato a conoscere è ciò che ora, più di ogni altra cosa, non riesco a comprendere: vi guardo, guardo le persone che fingono la certezza nelle promesse e l’autenticità nei gesti innaturali, seguo i loro sguardi persi mentre cercano altrove la ricchezza che si nasconde davanti ai loro occhi, e mi perdo in questa serie senza fine di parole pronunciate ignorandone il significato, come se per tutto questo tempo avessi imparato una lingua che nessuno sembra più parlare.

Nelle tue lezioni è questo che ti sei dimenticata di insegnarmi: a usare le lettere minuscole.

Crescendo nei dettagli che per me hai tessuto, mi ritrovo ora a scoprire che quel capolettera è in realtà una rara eccezione che troppo spesso si cerca senza riuscire trovare.

Ma senza quella A maiuscola io non so che cosa significhi Amare.

Per questo non sopporto quando metti in dubbio la madre che sei stata per me, per noi, quando guardandoci ti ostini a cercare prove degli errori che ingiustamente rimproveri a te stessa, perché l’unico difetto di cui, forse, ti posso biasimare è quello di essere stata troppo brava.

E se queste parole non ne sono la testimonianza, non so cos’altro lo può essere.

Il tuo,

Andrea

Pelicula

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